“Noi e l’Universo”

“Noi e l’universo”

Consapevoli e felici del nostro posto nel cosmo

– conferenza di Ilaria Arosio –

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Ad ogni nostro battito di ciglia la Terra compie centinaia di chilometri; lo fa da quando è nata, miliardi di anni fa, silenziosa e costante; e noi con lei.

Sopra le nostre teste nell’azzurro del cielo, in un angolo grande quanto l’unghia del nostro pollice, si nascondono migliaia di galassie; ognuna di loro è formata da centinaia di miliardi di stelle; stelle e galassie che nascono, vivono, evolvono e si trasformano.

Noi siamo parte di questa immensità; la consapevolezza di quanto ci avvolge, del suo profondo e continuo mutare, ci restituisce orizzonti ampi verso cui volgere il pensiero e il respiro.

È stato spesso detto che l’astronomia è un esercizio di umiltà: non siamo che minuscoli punti dell’infinito cosmo; eppure lo sforzo umano di comprensione dell’universo, il tentativo di spingere sempre un po’ più in là le colonne d’Ercole della conoscenza è un’impresa grandiosa e commovente.

La consapevolezza delle enormi distanze e degli astronomici tempi ci mette tra le mani una grande responsabilità: “quella di occuparci più gentilmente l’uno dell’altro, e di preservare e proteggere il pallido punto blu, l’unica casa che abbiamo mai conosciuto” (cit. Carl Sagan).

Sarà un viaggio con i piedi radicati a Terra e lo sguardo rivolto al Cielo.

“L’universo è pieno di cose magiche in paziente attesa che le nostre facoltà mentali si affinino”. (Bertrand Russell).

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Orion – Metallica

Che il basso sia lo strumento in grado di conquistare e catturare l’attenzione più di ogni altro lo dice la scienza. Uno studio condotto da psicologi, neuroscienziari, biologi, ingegneri e medici di diverse Università degli Stati Uniti ha dimostrato che il ritmo viene guidato dai suoni a più bassa frequenza (mentre la melodia viene condotta principalmente dai suoni più acuti).

Un suono a bassa frequenza è caratterizzato da onde sonore con una grande lunghezza d’onda (il trucco è ricordarsi che frequenza e lunghezza d’onda sono inversamente proporzionali: se una cresce, l’altra diminuisce – grande lunghezza – bassa frequenza), onde lunghe  che hanno bisogno – perdonate la banalità –  di corde più lunghe

Ora, che Orion, brano interamente strumentale dei Metallica, sia uno dei pezzi più amati, emblematici e significativi della band invece ce lo dice la storia della musica.

Nata con l’idea di rendere sempre più potente e veloce il sound metal,  contaminandolo con la scena hardcore, la band capitanata da James Hetfield  rivoluziona la musica – la musica in generale, non solo il metal –  già 1983 con l’album Kill ‘em all, consolida le sue intenzioni con Ride The lightning (1985)… e conquista la fama mondiale con Master of puppets.

Un successo epocale per un “sotto-genere” del rock che incontrerà la stanchezza, il pessimismo, le ire di giovani  – e non – pronti ad urlare il proprio dissenso e la propria rabbia verso il “sistema” e a cercare un po’ di conforto in un disagio collettivo.

“E’ inutile attendere l’Apocalisse, perchè è già in corso e promette di essere lunga ed estenuante. I Metallica la narrano con chirurgica freddezza, sulla scorta di un sound poderoso e avvolgente, cupo oltre i limiti, vero archetipo di gotico moderno”. Guaitamacchi E., La storia del rock

I metallica offorno un’immensa evoluzione stilista al metal con brani lunghissimi e strutturati, caratterizzati da cambi tempo che danno poche possibilità di commercializzazione. Eppure la loro fama vola… E’ il passa parola a vincere.

Costruito come opera in tre tempi (la canzone parte in 4/4, poi passa a  6/8, per tornare ai 4/4) in cui l’ultima riprende la prima, Orion celebra le capacità visionarie di Cliff Burton; il basso è il vero protagonista del brano che dopo aver costruito il riff si prende due spazi da solista nel brano dalla durata di 8:33 minuti.

Pubblicato il 3 marzo con l’album Master of puppets il brano non viene mai eseguito dal vivo da Cliff Burton a causa della sua prematura morta avvenuta per un incidente stradale nel settembre del 1986. Solo con l’arrivo del bassista di Robert Trujillo il brano viene proposto interamente nei concerti: nel 2006, ventennale di Master of Puppets, il brano è riproposto interamente in tutti i concerti.

Non avendo un vero e proprio titolo ed essendo un’opera un po’ “nebulosa” il brano viene  intitolato Orion in onore della famosissma Nebulosa di Orione, uno degli oggetti  celesti più fotografati e sorprendeti del cielo.

La Nebulosa di Orione è uno – strano – oggetto celeste apparentemente posto sotto la cintura di Orione; si tratta di una zona di formazione stellare ad una distanza di circa 1300 anni luce dalla Terra: la più vicina al Sistema Solare.

Le nebulose sono chiamate così fin dall’antichità per via del loro aspetto biancastro e lattiginoso, simile ad una nuvola. Una delle più belle descrizione della Nebulosa di Orione è contenuta nel Sidereus Nunicus di Galileo Galieli che, grazie all’uso del canocchiale, per primo nella storia, documenta lo stupore di scoprire che

(meraviglia ancor  maggiore) gli astri chiamati finora dagli astronomi NEBULOSE son raggruppamenti di piccole stelle disseminate in modo mirabile: e mentre ciascuna di esse, per la sua piccolezza e cioè per la grandissima distanza da noi, sfugge alla nostra vista, dall’intrecciarsi dei loro raggi risulta quel candore” Galileo Galilei, Siederus Nuncius, 1610

Oggi sappiamo che si tratta di una vera e proprio nursery celeste al cui interno gli astronomi hanno trovato migliaia di giovani stelle, dischi protoplanetari e immensi movimenti di gas e polveri.

Ma soprattutto, essendo così vicina e facile da osservare (nel cielo invernale la si può distinguere persino ad occhio nudo) il telescopio spaziale Hubble l’ha fotografata più e più volte regalandoci immagini di straordinaria bellezza e potenza…

Potenza comunicativa, potenza visionaria, potenza musicale…

Pronti per il viaggio?

ORION!

 

 

 

 

Radio Gaga – Queen

Forse non tutti si accorgono che è la vigilia della notte di Halloween; oppure non sentono Orson Welles dichiarare che si tratta della trasposizione radiofonica del romanzo “La guerra dei mondi del – quasi omonimo – George Herbert Wells, del 1897.

Il risultato è che il 30 ottobre 1938 milioni di persone si riversano nelle strade e invadono le chiese, terrorizzate dagli annunciatori radiofonici che interrompendo i programmi di musica informano la popolazione che i marziani sono sbarcati nel New Jersey e stanno attaccando gli Stati Uniti d’America.

I marziani? E quando sono comparsi??

E’ il 1877 quando Giovanni Virginio Schiaparelli dalla Cupola dell’Osservatorio di Brera a Milano con il suo nuovissimo e potentissimo telescopio riesce per la prima volta a guardare la superficie di Marte e osserva che :

“Tutta la vasta estensione dei continenti è solcata per ogni verso di una rete di numerose linee o strisce sottili di color oscuro. Queste linee o strisce sono i famosi canali di Marte.” E con minuzioso e paziente lavoro Schiaparelli disegna le splendide e dettagliatissime mappe ormai passate alla storia.

Ma che tipo di canali sono? Canali naturali per lo scolo delle acque o canali artificiali costruiti da qualcuno per provvedere al bisogno idrico di una popolazione marziana?

Schiaparelli non si sbilancia e ribadisce che “Non occorre supporre qui l’opera di esseri intelligenti.”

Tuttavia, alla fine dell’800 quando buona parte della comunità scientifica si sta entusiasmando all’idea dell’esistenza dei marziani, anche Schiaparelli  – ma solo sulla rivista divulgativa Natura e Arte  – si lascia andare alla fantasia e  scrive:

“Concediamo ora alla fantasia un più libero volo: […] l’idea che da qualche parte almeno secondaria vi possa avere una razza di esseri intelligenti non può essere considerata come interamente assurda.

Non sarà difficile disegnare con l’immaginazione i grandi argini necessari per contenere nei giusti limiti l’inondazione boreale; Marte dev’esser certamente il paradiso degli idraulici.

E passando ad un ordine più elevato di idee interessante sarà ricercare qual forma di ordinamento sociale sia più conveniente ad un tale stato di cose; se l’intreccio onde son tra loro inevitabilmente legati gli abitanti d’ogni valle, non rendano qui assai più pratica e più opportuna, che sulla terra non sia, l’istituzione del socialismo collettivo, per cui Marte potrebbe diventare anche il paradiso dei socialisti.”

E’ il 1895.

Due anni dopo, nel 1897, Herbert George Wells pubblica La guerra dei mondi, in cui i marziani sbarcano sulla Terra pronti a conquistarla; un racconto così vivido, terrificante ed efficace da essere riprodotto in due vesioni cinematografiche (1953 e 2005) e nella celebre versione radiofonica di Orson Welles che, forse più di ogni altra, riscuote successo e reazioni di pubblico, seminando il panico negli Stati Uniti.

Ma è andata veramente così?

Quella del panico scaturito della trasmissione di Orson Welles pare essere una leggenda dura a morire; ad alimentarla sotto, sotto sembra ci sia il contenzioso tra l’informazione scritta e quella radiofonica.

Tra gli anni ’20 e gli anni ’30 i giornali perdono molti introiti pubblicitari per colpa della radio e sfruttano la trasmissione de “La guerra dei mondi” per screditare il mezzo sonoro, reo di puntare  più sul sensazionalismo che sulla veicolazione di corrette informazioni.

Il New York Times  il 31 ottobre 1938 nell’editoriale “Terror by radio” depreca l’uso del notiziario a mo’ di finzione drammatica accusandolo di creare un precedente che esautori il notiziario di autorità e onestà.

Dopotutto la radio è appena nata e la sua comparsa non è ancora stata assorbita ed accettata.

Figlia del fonografo e del telegrafo, negli anni ’20, la radio entra in molte case, come strumento di informazione e di svago (la prima trasmissione di un codice morse avviene nel 1895 ad opera del ventunenne Guglielmo Marconi, mentre prima trasmissione radiofonica è considerata quella di Frank Conrad dal proprio garage a Pittsburgh, in Pennsylvania nel 1916), registrando un boom di vendita nel 1922 nei soli Stati Uniti di 400.000 unità.

Lo sviluppo della radio  – e dei programmi musicali –  vengono salutati con diffidenza e rabbia sia dalla carta stampata che dalle compagnie produttrici di dischi e apparecchi musicali.

Tuttavia col tempo (e mezzi più o meno leciti) le industrie discografiche individuano nella radio un’alleata nella veicolazione e nella sponsorizzazione della musica da loro prodotta. E nessuno la fermerà più…

Negli anni ’60 lo scenario si ripete … Solo che queste volta è la radio da difendere e il nuovo mezzo di cui diffidare è la televisione.

Alla fine degli anni settanta si fa strada un nuovo mezzo di diffusione della musica: il video clip (per altro già sperimentato con successo dai Beatles quindici anni prima per far fronte a tutte le richieste di partecipazione). Più lungo della semplice pubblicità ma più breve di un corto metraggio, il video clip permette di accostare immagini a suoni e parole senza la necessità di un racconto razionale ma onirico e allusivo; tra i primi video realizzati c’è Bohemian Rapsody” dei Queen (1975).

A pochi anni di distanza dalla  disincanta risposta dei Buggles con “Video killed the radio star “(1979), nel 1981, nasce un intero canale televisivo dedicato alla trasmissione dei video musicali: MTV.

E sono proprio i Queen, così protagonisti del mezzo televisivo, a lasciarsi prendere dalla maliconia per quello strumento che lascia la fantasia libera di volare.

Scritta nel 1983 da Roger Taylor, batterista del gruppo, ispirandosi alle parole del figlio, la canzone Radio gaga entra nell’album The Work del 1984 e raggiunge il numero uno in classifica in 19 paesi.

I primi  versi della canzone sono dedicati proprio alla trasmissione de “La guerra dei mondi” di Orson Welles.

You gave them all those old time stars
Through wars of worlds – invaded by Mars

Il video – nel 1984 non si poteva già più fare a meno del mezzo televisivo – si sviluppa sulle scene del celeberrimo film di fantascienza Metropolis di Fritz Lang del 1927.

Radio gaga è la seconda canzone cantata dai Queen al Live Aid allo stadio di Wembley, sul ritmo di 72000 persone che battono le mani all’unisono.

E’ l’incoronazione del mezzo televisivo a diffusore di musica: il 13 luglio 1985 si stima che ben due miliardi di persone sparse su centocinquanta paesi assistano alla diretta del concerto rock Live Aid, tenutosi allo scopo di ricavare fondi per le popolazioni colpite dalla carestia in Etiopia: uno dei programmi televisivi (se non il programma televisivo) più seguito di tutti i tempi.

… E 72000 persone cantano insieme:

Radio, sai che c’è di nuovo?

Radio, qualcuno continua ad amarti…

 

Radio Gaga – Queen

Radio – radio
I’d sit alone and watch your light
My only friend through teenage nights
And everything I had to know
I heard it on my radio

You gave them all those old time stars
Through wars of worlds – invaded by Mars
You made ‘em laugh – you made ‘em cry
You made us feel like we could fly
Radio

So don’t become some background noise
A backdrop for the girls and boys
Who just don’t know or just don’t care
And just complain when you’re not there
You had your time, you had the power
You’ve yet to have your finest hour
Radio – radio

All we hear is radio ga ga
radio goo goo
radio ga ga
All we hear is radio ga ga
radio blah blah
Radio what’s new ?
Radio, someone still loves you

We watch the shows – we watch the stars
On videos for hours and hours
We hardly need to use our ears
How music changes through the years

Let’s hope you never leave old friend
Like all good things on you we depend
So stick around ‘cos we might miss you
When we grow tired of all this visual
You had your time – you had the power
You’ve yet to have your finest hour
Radio – radio

All we hear is radio ga ga
Radio goo goo
Radio ga ga
All we hear is radio ga ga
Radio goo goo
Radio ga ga
All we hear is radio ga ga
Radio blah blah
Radio what’s new ?
Someone still loves you

Radio ga ga (ga ga)
Radio ga ga (ga ga)
Radio ga ga (ga ga)

You had your time – you had the power
You’ve yet to have your finest hour
Radio – radio

***

Sedevo da solo a guardare la tua luce
La mia unica amica nelle notti da adolescente
E tutto ciò che dovevo sapere
Lo sentivo alla radio
Radio
Hai portato loro tutte quelle stelle dei vecchi tempi
Attraverso guerre dei mondi – invasioni da Marte
Li facevi ridere – li facevi piangere
Ci facevi sentire come se potessimo volare
Allora non diventare
un qualsiasi rumore di sottofondo
Uno sfondo per ragazze e ragazzi
Che semplicemente non sanno
o semplicemente non gliene importa
E sanno solo lagnarsi quando non ci sei
Hai fatto il tuo tempo, hai avuto potere
Devi ancora vivere la tua ora migliore
Radio
Tutto ciò che ascoltiamo è radio ga ga
Radio goo goo
Radio ga ga
Tutto ciò che ascoltiamo è radio ga ga
Radio bla bla
Radio, che c’è di nuovo
Radio, qualcuno ti ama ancora!
Guardiamo gli spettacoli – guardiamo le stars
In video per ore e ore
Non abbiamo quasi bisogno di usare le orecchie
Com’ è cambiata la musica nel corso degli anni
Speriamo che tu non ci lasci mai, vecchia amica
Abbiamo bisogno di te come di tutte le buone cose
Dunque rimani perché potremmo sentire la tua mancanza
Quando saremo stufi di tutte queste cose in video
Hai fatto il tuo tempo, hai avuto potere
Devi ancora vivere il tuo momento d’ oro
Radio – Radio
Tutto ciò che ascoltiamo è radio ga ga
Radio goo goo
Radio ga ga
Tutto ciò che ascoltiamo è Radio ga ga
Radio goo goo
Radio ga ga
Tutto ciò che ascoltiamo è Radio ga ga
Radio bla bla
Radio che c’è di nuovo?
Radio, qualcuno ti ama ancora!