Bohemian Rapsody – il film – ha vinto 4 Oscar, 2 Golden globe, una serie lunghissima di premi meno noti ed è candidato al David di Donatello come miglior film straniero. I Queen – la band – ha venduto circa 300 milioni di dischi al mondo e con 40 album pubblicati, il 24 febbraio ha aperto la serata degli Oscar ed è di nuovo in tour negli Stati Uniti; I Queen sono protagonisti del palinsesto televisivo, radiofonico e le loro canzoni si sentono persino fischiettare al parco… E’ un meritatissimo momento d’oro per uno straordinario gruppo che non ha mai avuto riconoscimento dalla critica, arrivata persino a definire la loro musica “banale rock da supermercato”.
Oggi li celebra persino la scienza.
Jabob Jolij, neuroscienziato cognitivo, dell’università di Groningen in Olanda ha messo a punto una formula matematica per individuare la canzone che fa sentire meglio le persone. Ecco qui la formula con tutti i suoi numeri e le operazioni:
E … The winner is… I Queen con “Don’t stop me now”.
I parametri di valutazione sono: i battiti al minuto (tra i 140 e i 150 al minuto da più energia), l’uso della scala maggiore (la scala maggiore ci fa sentire decisamente meglio) e il numero di accordi. Per quanto riguarda il testo sarebbe meglio che la canzone ci parlasse di qualcosa che ci piace fare – o, in alternativa, che non abbia alcun senso.
Nel testo – come spesso accade nella musica rock – compaiono copiosi riferimenti scientifici: Freddy è una stella cadente che attraversa il cielo, brucia nel cielo a 200 gradi e viaggia alla velocità della Luce… No, non fermatelo: si sta divertendo così tanto… E’ un missile che ha come direzione Marte, in rotta di collisione, è un satellite fuori controllo… brucia nel cielo a 200 gradi e viaggia alla velocità della Luce…
Se è vero che in questi riferimenti “astronomici” potrebbe esserci lo zampino di Brian May, dottorato in astrofisica (e il suo zampino c’è sicuramente nella canzone ’39 che esplora tutti i paradossi della relatività di Einstein) è pur vero che dai Pink Floyd ai Genesis, passando per David Bowie, Pearl Jam, Police e arrivando a Bruce Springsteen, Radiohead e Coldplay da 60 anni il rock‘n’roll attinge alla scienza e all’astronomia giocando con concetti, formalismi, suoni e parole.
Le canzoni e gli album pubblicati tra gli anni 1950 ed oggi rimangono infatti impregnati di quelle tematiche scientifiche che sono state in grado di influenzare il pensiero collettivo nel contesto dei cambiamenti culturali avvenuti nell’ultima metà del secolo scorso: la corsa allo spazio, l’esistenza dei buchi neri, l’espansione dell’universo, l’evoluzionismo di Darwin o la scoperta del bosone di Higgs.
La scienza ogni giorno ci restituisce immagini, idee e
sensazioni che entrano nel bagaglio culturale collettivo; tutti le vivono,
molti le colgono e qualcuno le restituisce a tempo di rock!
Quanto costa? 5€ l’intero, 3€ il ridotto per minorenni e over 65 Quanti posti ci sono? 375, è il più grande planetario d’Italia! C’è la prevendita? Sì, 200 biglietti sono disponibili al sito http://booking.lofficina.eu Altrimenti come acquisto il biglietto? Direttamente al Planetario, a partire da 45 minuti prima dell’inizio dell’evento. Per altre informazioni http://lofficina.eu/
Forse non tutti si accorgono che è la vigilia della notte di Halloween; oppure non sentono Orson Welles dichiarare che si tratta della trasposizione radiofonica del romanzo “La guerra dei mondi“ del – quasi omonimo – George Herbert Wells, del 1897.
Il risultato è che il 30 ottobre 1938 milioni di persone si riversano nelle strade e invadono le chiese, terrorizzate dagli annunciatori radiofonici che interrompendo i programmi di musica informano la popolazione che i marziani sono sbarcati nel New Jersey e stanno attaccando gli Stati Uniti d’America.
I marziani? E quando sono comparsi??
E’ il 1877 quando Giovanni Virginio Schiaparelli dalla Cupola dell’Osservatorio di Brera a Milano con il suo nuovissimo e potentissimo telescopio riesce per la prima volta a guardare la superficie di Marte e osserva che :
“Tutta la vasta estensione dei continenti è solcata per ogni verso di una rete di numerose linee o strisce sottili di color oscuro. Queste linee o strisce sono i famosi canali di Marte.” E con minuzioso e paziente lavoro Schiaparelli disegna le splendide e dettagliatissime mappe ormai passate alla storia.
Ma che tipo di canali sono? Canali naturali per lo scolo delle acque o canali artificiali costruiti da qualcuno per provvedere al bisogno idrico di una popolazione marziana?
Schiaparelli non si sbilancia e ribadisce che “Non occorre supporre qui l’opera di esseri intelligenti.”
Tuttavia, alla fine dell’800 quando buona parte della comunità scientifica si sta entusiasmando all’idea dell’esistenza dei marziani, anche Schiaparelli – ma solo sulla rivista divulgativa Natura e Arte – si lascia andare alla fantasia e scrive:
“Concediamo ora alla fantasia un più libero volo: […] l’idea che da qualche parte almeno secondaria vi possa avere una razza di esseri intelligenti non può essere considerata come interamente assurda.
Non sarà difficile disegnare con l’immaginazione i grandi argini necessari per contenere nei giusti limiti l’inondazione boreale; Marte dev’esser certamente il paradiso degli idraulici.
E passando ad un ordine più elevato di idee interessante sarà ricercare qual forma di ordinamento sociale sia più conveniente ad un tale stato di cose; se l’intreccio onde son tra loro inevitabilmente legati gli abitanti d’ogni valle, non rendano qui assai più pratica e più opportuna, che sulla terra non sia, l’istituzione del socialismo collettivo, per cui Marte potrebbe diventare anche il paradiso dei socialisti.”
E’ il 1895.
Due anni dopo, nel 1897, Herbert George Wells pubblica La guerra dei mondi, in cui i marziani sbarcano sulla Terra pronti a conquistarla; un racconto così vivido, terrificante ed efficace da essere riprodotto in due vesioni cinematografiche (1953 e 2005) e nella celebre versione radiofonica di Orson Welles che, forse più di ogni altra, riscuote successo e reazioni di pubblico, seminando il panico negli Stati Uniti.
Ma è andata veramente così?
Quella del panico scaturito della trasmissione di Orson Welles pare essere una leggenda dura a morire; ad alimentarla sotto, sotto sembra ci sia il contenzioso tra l’informazione scritta e quella radiofonica.
Tra gli anni ’20 e gli anni ’30 i giornali perdono molti introiti pubblicitari per colpa della radio e sfruttano la trasmissione de “La guerra dei mondi” per screditare il mezzo sonoro, reo di puntare più sul sensazionalismo che sulla veicolazione di corrette informazioni.
Il New York Times il 31 ottobre 1938 nell’editoriale “Terror by radio” depreca l’uso del notiziario a mo’ di finzione drammatica accusandolo di creare un precedente che esautori il notiziario di autorità e onestà.
Dopotutto la radio è appena nata e la sua comparsa non è ancora stata assorbita ed accettata.
Figlia del fonografo e del telegrafo, negli anni ’20, la radio entra in molte case, come strumento di informazione e di svago (la prima trasmissione di un codice morse avviene nel 1895 ad opera del ventunenne Guglielmo Marconi, mentre prima trasmissione radiofonica è considerata quella di Frank Conrad dal proprio garage a Pittsburgh, in Pennsylvania nel 1916), registrando un boom di vendita nel 1922 nei soli Stati Uniti di 400.000 unità.
Lo sviluppo della radio – e dei programmi musicali – vengono salutati con diffidenza e rabbia sia dalla carta stampata che dalle compagnie produttrici di dischi e apparecchi musicali.
Tuttavia col tempo (e mezzi più o meno leciti) le industrie discografiche individuano nella radio un’alleata nella veicolazione e nella sponsorizzazione della musica da loro prodotta. E nessuno la fermerà più…
Negli anni ’60 lo scenario si ripete … Solo che queste volta è la radio da difendere e il nuovo mezzo di cui diffidare è la televisione.
Alla fine degli anni settanta si fa strada un nuovo mezzo di diffusione della musica: il video clip (per altro già sperimentato con successo dai Beatles quindici anni prima per far fronte a tutte le richieste di partecipazione). Più lungo della semplice pubblicità ma più breve di un corto metraggio, il video clip permette di accostare immagini a suoni e parole senza la necessità di un racconto razionale ma onirico e allusivo; tra i primi video realizzati c’è “Bohemian Rapsody” dei Queen (1975).
A pochi anni di distanza dalla disincanta risposta dei Buggles con “Video killed the radio star “(1979), nel 1981, nasce un intero canale televisivo dedicato alla trasmissione dei video musicali: MTV.
E sono proprio i Queen, così protagonisti del mezzo televisivo, a lasciarsi prendere dalla maliconia per quello strumento che lascia la fantasia libera di volare.
Scritta nel 1983 da Roger Taylor, batterista del gruppo, ispirandosi alle parole del figlio, la canzone Radio gaga entra nell’album The Workdel 1984 e raggiunge il numero uno in classifica in 19 paesi.
I primi versi della canzone sono dedicati proprio alla trasmissione de “La guerra dei mondi” di Orson Welles.
You gave them all those old time stars Through wars of worlds – invaded by Mars
Il video – nel 1984 non si poteva già più fare a meno del mezzo televisivo – si sviluppa sulle scene del celeberrimo film di fantascienza Metropolis di Fritz Lang del 1927.
Radio gaga è la seconda canzone cantata dai Queen al Live Aid allo stadio di Wembley, sul ritmo di 72000 persone che battono le mani all’unisono.
E’ l’incoronazione del mezzo televisivo a diffusore di musica: il 13 luglio 1985 si stima che ben due miliardi di persone sparse su centocinquanta paesi assistano alla diretta del concerto rock Live Aid, tenutosi allo scopo di ricavare fondi per le popolazioni colpite dalla carestia in Etiopia: uno dei programmi televisivi (se non il programma televisivo) più seguito di tutti i tempi.
… E 72000 persone cantano insieme:
Radio, sai che c’è di nuovo?
Radio, qualcuno continua ad amarti…
Radio Gaga – Queen
Radio – radio
I’d sit alone and watch your light
My only friend through teenage nights
And everything I had to know
I heard it on my radio
You gave them all those old time stars
Through wars of worlds – invaded by Mars
You made ‘em laugh – you made ‘em cry
You made us feel like we could fly
Radio
So don’t become some background noise
A backdrop for the girls and boys
Who just don’t know or just don’t care
And just complain when you’re not there
You had your time, you had the power
You’ve yet to have your finest hour
Radio – radio
All we hear is radio ga ga
radio goo goo
radio ga ga
All we hear is radio ga ga
radio blah blah
Radio what’s new ?
Radio, someone still loves you
We watch the shows – we watch the stars
On videos for hours and hours
We hardly need to use our ears
How music changes through the years
Let’s hope you never leave old friend
Like all good things on you we depend
So stick around ‘cos we might miss you
When we grow tired of all this visual
You had your time – you had the power
You’ve yet to have your finest hour
Radio – radio
All we hear is radio ga ga
Radio goo goo
Radio ga ga
All we hear is radio ga ga
Radio goo goo
Radio ga ga
All we hear is radio ga ga
Radio blah blah
Radio what’s new ?
Someone still loves you
Radio ga ga (ga ga)
Radio ga ga (ga ga)
Radio ga ga (ga ga)
You had your time – you had the power
You’ve yet to have your finest hour
Radio – radio
***
Sedevo da solo a guardare la tua luce
La mia unica amica nelle notti da adolescente
E tutto ciò che dovevo sapere
Lo sentivo alla radio
Radio
Hai portato loro tutte quelle stelle dei vecchi tempi
Attraverso guerre dei mondi – invasioni da Marte
Li facevi ridere – li facevi piangere
Ci facevi sentire come se potessimo volare
Allora non diventare
un qualsiasi rumore di sottofondo
Uno sfondo per ragazze e ragazzi
Che semplicemente non sanno
o semplicemente non gliene importa
E sanno solo lagnarsi quando non ci sei
Hai fatto il tuo tempo, hai avuto potere
Devi ancora vivere la tua ora migliore
Radio
Tutto ciò che ascoltiamo è radio ga ga
Radio goo goo
Radio ga ga
Tutto ciò che ascoltiamo è radio ga ga
Radio bla bla
Radio, che c’è di nuovo
Radio, qualcuno ti ama ancora!
Guardiamo gli spettacoli – guardiamo le stars
In video per ore e ore
Non abbiamo quasi bisogno di usare le orecchie
Com’ è cambiata la musica nel corso degli anni
Speriamo che tu non ci lasci mai, vecchia amica
Abbiamo bisogno di te come di tutte le buone cose
Dunque rimani perché potremmo sentire la tua mancanza
Quando saremo stufi di tutte queste cose in video
Hai fatto il tuo tempo, hai avuto potere
Devi ancora vivere il tuo momento d’ oro
Radio – Radio
Tutto ciò che ascoltiamo è radio ga ga
Radio goo goo
Radio ga ga
Tutto ciò che ascoltiamo è Radio ga ga
Radio goo goo
Radio ga ga
Tutto ciò che ascoltiamo è Radio ga ga
Radio bla bla
Radio che c’è di nuovo?
Radio, qualcuno ti ama ancora!
Pubblicato nel 2001 nell’album Origin of Simmetry dalla band inglese Muse, Space Dementia è uno splendido esempio di commistione tra elementi elettroni e virtuosismi classici.
Matthew Bellamy front man del gruppo dichiara di essersi ispirato per la canzone allo stato confusionale causato dalla lunga permanenza in orbita spaziale , con pochi rapporti sociali e alterati rapporti sonno – veglia.
Ed è del 7 gennaio scorso la notizia che è proprio nel rapporto sonno – veglia la maggior difficoltà ad intraprendere un viaggio spaziale; è quanto risulta dall’esperimento Mars 500 condotto da ESA e Agenzia Spaziale Russa e conclusosi il 4 novembre 2011 che ha visto 6 volontari (selezionati e addestrati appositamente dall’ESA) chiudersi in totale isolamente in una finta astronave in una periferia di Mosca; i sei eroi (a mio avviso dei pazzi) sono entrati nel “bunker” il 3 giugno 2010 per restarci ben 500 giorni simulando in tutto e per tutto una missione su Marte con tanto di ipotetica discesa di tre dell’ equipaggio sul suolo del pianeta rosso: una stanza riempita di sabbia.
I risultati parlano chiaro: l’assensa di luce solare ha provocato alcuni problemi di comportamente, umore e rendimento sui quali è necessario lavorare prima di poter intraprendere una vera e propia missione verso il pianeta rosso (ricordiamo che un simile esperimento precedente venne interrotto per una lite e un tentato flirt con l’unica donna dell’equipaggio).
Matthew Bellamy non ha aspettato tanto; gli è bastato attingere dalle popolari serie di fantascienza per scrivere la slendida canzone : “Space Dementia is the term NASA Used for what happens if you’re left out in space for a long time, because if you truly conceptualise the situation of being there and looking back at Earth, it can drive you mad, The song’s about a person who’s quite important in my life and who gives me space dementia when I look at them. It’s about being intensely engrossed so that you become obsessive and almost nasty”.
Ancora una volta la scienza non è che un’immagine, una sensazione; e il rock se ne serve per creare pura arte.
SPACE DEMENTIA
Mmmmm
H8 is the one for me
It gives me all I need
And helps me coexist
With the chill
You make me sick
Because I adore you so
I love all the dirty tricks
And twisted games you play
On me
Space dementia in your eyes and
Peace will arise
And tear us apart
And make us meaningless again
Mmmm, yeah
You’ll make us wanna die
I’d cut your name in my heart
We’ll destroy this world for you
I know you want me to
Feel your pain
Space dementia in your eyes and
Venus will arise
And tear us apart
And make us meaningless again
Ooooh …
SPACE DEMENTIA
H 8 (microcomputer),
è quello per me
mi dà tutto ciò di cui ho bisogno
e mi aiuta a coesistere
con lo scoraggiamento
Mi mandi in bestia
perchè ti adoro così tanto
amo tutti gli sporchi trucchi
e i giochi confusi che fai
su di me
Space dementia nei tuoi occhi
e la pace sorgerà e ci distruggerà
e ci renderà di nuovo insignificanti
Ci farai voler morire
inciderei il tuo nome nel mio cuore
distruggeremo questo mondo per te
so che vuoi che io
provi il tuo dolore
Space dementia nei tuoi occhi
e Venere sorgerà e ci distruggerà
e ci renderà di nuovo insignificanti
This website uses cookies to improve your experience. We'll assume you're ok with this, but you can opt-out if you wish.AcceptRead More
Privacy & Cookies Policy
Privacy Overview
This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.