La prima musicassetta mi è arrivata in regalo quando avevo 6 anni (1986); era una compilation della miglior musica di quegli anni selezionata e registrata appositamente per me dai cugini Daniele e Andrea: “The final countdown “ (Europe) e “We are the world” (USA for Africa) sono tra i miei primi ricordi sonori.
Il primo ricordo visivo è invece quello del bandana rosso legato al polso del nuovo working class hero: la gigantografia del Boss campeggiava sulla parete della loro camera, sotto l’appendiabiti che reggeva l’immancabile “chiodo”. La loro stanza era il tempio della musica rock con i dischi in ordine alfabetico da non toccare per alcun motivo al mondo: vere reliquie di santi da ascoltare solo previo consenso.
E così sono cresciuta nell’aura di quella musica che in Italia stava ancora alimentando gli scontri generazionali, facendo di capelli lunghi maschili o di un concerto rock occasioni di lunghe discussioni famigliari.
“Bastian contrari” non lo si nasce, lo si diventa; e in questo la musica rock qualche colpa ce l’ha.
Perché, diciamola tutta, a giugno, a 12 anni, in vacanza con la famiglia al mare, al pomeriggio non si poteva andare in spiaggia se prima non si ascoltava almeno tre volte a tutto volume November Rain dei Guns’n’Roses!
La laurea in Astrofisica e il Master in Comunicazione della Scienza non sono altro che conferme di un percorso un po’ fuori dagli schemi.
Buonasera Ilaria.
Mi può contattare?