Che il basso sia lo strumento in grado di conquistare e catturare l’attenzione più di ogni altro lo dice la scienza. Uno studio condotto da psicologi, neuroscienziari, biologi, ingegneri e medici di diverse Università degli Stati Uniti ha dimostrato che il ritmo viene guidato dai suoni a più bassa frequenza (mentre la melodia viene condotta principalmente dai suoni più acuti).
Un suono a bassa frequenza è caratterizzato da onde sonore con una grande lunghezza d’onda (il trucco è ricordarsi che frequenza e lunghezza d’onda sono inversamente proporzionali: se una cresce, l’altra diminuisce – grande lunghezza – bassa frequenza), onde lunghe che hanno bisogno – perdonate la banalità – di corde più lunghe…
Ora, che Orion, brano interamente strumentale dei Metallica, sia uno dei pezzi più amati, emblematici e significativi della band invece ce lo dice la storia della musica.
Nata con l’idea di rendere sempre più potente e veloce il sound metal, contaminandolo con la scena hardcore, la band capitanata da James Hetfield rivoluziona la musica – la musica in generale, non solo il metal – già 1983 con l’album Kill ‘em all, consolida le sue intenzioni con Ride The lightning (1985)… e conquista la fama mondiale con Master of puppets.
Un successo epocale per un “sotto-genere” del rock che incontrerà la stanchezza, il pessimismo, le ire di giovani – e non – pronti ad urlare il proprio dissenso e la propria rabbia verso il “sistema” e a cercare un po’ di conforto in un disagio collettivo.
“E’ inutile attendere l’Apocalisse, perchè è già in corso e promette di essere lunga ed estenuante. I Metallica la narrano con chirurgica freddezza, sulla scorta di un sound poderoso e avvolgente, cupo oltre i limiti, vero archetipo di gotico moderno”. Guaitamacchi E., La storia del rock
I metallica offorno un’immensa evoluzione stilista al metal con brani lunghissimi e strutturati, caratterizzati da cambi tempo che danno poche possibilità di commercializzazione. Eppure la loro fama vola… E’ il passa parola a vincere.
Costruito come opera in tre tempi (la canzone parte in 4/4, poi passa a 6/8, per tornare ai 4/4) in cui l’ultima riprende la prima, Orion celebra le capacità visionarie di Cliff Burton; il basso è il vero protagonista del brano che dopo aver costruito il riff si prende due spazi da solista nel brano dalla durata di 8:33 minuti.
Pubblicato il 3 marzo con l’album Master of puppets il brano non viene mai eseguito dal vivo da Cliff Burton a causa della sua prematura morta avvenuta per un incidente stradale nel settembre del 1986. Solo con l’arrivo del bassista di Robert Trujillo il brano viene proposto interamente nei concerti: nel 2006, ventennale di Master of Puppets, il brano è riproposto interamente in tutti i concerti.
Non avendo un vero e proprio titolo ed essendo un’opera un po’ “nebulosa” il brano viene intitolato Orion in onore della famosissma Nebulosa di Orione, uno degli oggetti celesti più fotografati e sorprendeti del cielo.
La Nebulosa di Orione è uno – strano – oggetto celeste apparentemente posto sotto la cintura di Orione; si tratta di una zona di formazione stellare ad una distanza di circa 1300 anni luce dalla Terra: la più vicina al Sistema Solare.
Le nebulose sono chiamate così fin dall’antichità per via del loro aspetto biancastro e lattiginoso, simile ad una nuvola. Una delle più belle descrizione della Nebulosa di Orione è contenuta nel Sidereus Nunicus di Galileo Galieli che, grazie all’uso del canocchiale, per primo nella storia, documenta lo stupore di scoprire che
“(meraviglia ancor maggiore) gli astri chiamati finora dagli astronomi NEBULOSE son raggruppamenti di piccole stelle disseminate in modo mirabile: e mentre ciascuna di esse, per la sua piccolezza e cioè per la grandissima distanza da noi, sfugge alla nostra vista, dall’intrecciarsi dei loro raggi risulta quel candore” Galileo Galilei, Siederus Nuncius, 1610
Oggi sappiamo che si tratta di una vera e proprio nursery celeste al cui interno gli astronomi hanno trovato migliaia di giovani stelle, dischi protoplanetari e immensi movimenti di gas e polveri.
Ma soprattutto, essendo così vicina e facile da osservare (nel cielo invernale la si può distinguere persino ad occhio nudo) il telescopio spaziale Hubble l’ha fotografata più e più volte regalandoci immagini di straordinaria bellezza e potenza…
Potenza comunicativa, potenza visionaria, potenza musicale…
Pronti per il viaggio?
ORION!